sabato 6 febbraio 2016

Rorate Caeli: Intervista al Vescovo Athanasius Schneider




Questa è la traduzione di mio pugno dell'ultima intervista data da S.E.R. Athanasius Schneider, vescovo ausiliario di Astana, in Casachistan, al blog Rorate Caeli. Le enfasi sono di Rorate Caeli, alcune poche anche mie. Qui l'originale in inglese.

La traduzione è ripubblicabile liberamente previa citazione della fonte.

LA CHIESA DOPO IL Sinodo E I MISCREDENTI DENTRO LA GERARCHIA

Rorate Caeli: Circa il recente Sinodo, non ne conosceremo l'impatto giuridico che avrà sulla Chiesa per un po', perché la prossima mossa spetta a Papa Francesco. A prescindere dall'esito finale: a conti fatti, c'È già uno scisma nella Chiesa? E nel caso, cosa significa concretamente? In quale maniera si manifesterà per i semplici fedeli?

S.E.R. Schneider: Il termine ”Scisma” significa, secondo la definizione del Codice Canonico, can. 751: il rifiuto di sottomettersi al Supremo Pontefice o della comunione con coloro che al Sommo Pontefice sono sottomessi. Dobbiamo distinguere un difetto nella fede, l'eresia, dallo scisma.
Il difetto nella fede, cioè l'eresia, è in realtà un peccato maggiore dello scisma, come già disse S. Tommaso d'Aquino: “La miscredenza è un peccato commesso contro Dio stesso, in quanto Egli stesso è la Prima Verità, su cui si fonda la fede; mentre lo scisma va contro l'unità ecclesiastica, che bene minore rispetto a Dio stesso. Di consequenza, il peccato di miscredenza è in generale più grave di quello di scisma” (II-II, q. 39, a. 2 c).

La vera crisi della Chiesa ai giorni nostri consiste nel crescente fenomeno che coloro che non credono appieno e non professano integralmente la Fede Cattolica, occupano spesso posizioni strategiche nella vita della Chiesa, come professori di teologia, docenti nei seminarii, superiori di ordini religiosi, parroci, e addirittura vescovi e cardinali. E queste persone, con la loro fede difettosa, si professano sottomessi al Papa.
Il culmine della confusione e dell'assurdità si manifesta quando tali chierici in odore di eresia accusano quelli che difendono la purezza e l'integrità della Fede Cattolica di essere contro il Papa: in un certo senso scismatici, secondo la loro opinione.

Per i semplici fedeli, tale situazione di confusione è una vera sfida alla loro fede nell'indistruttibilità della Chiesa. Devono mantenere saldamente l'integrità della loro fede, secondo le immutabili verità cattoliche, che ci furono tramandate dai nostri padri e che troviamo nei Catechismi tradizionali e nelle opere dei Padri e dei Dottori della Chiesa.

Rorate Caeli: Parlando dei cattolici comuni, quali nuove sfide dovrà affrontare un semplice parroco adesso, che invece non c'erano prima del Sinodo? Quali pressioni, ad esempio il lavare i piedi alle donne il Giovedì Santo secondo l'esempio di Francesco, premeranno ancora di più sui parroci, più di quanto non siano carichi già oggi?

S.E.R. Schneider: Un tipico sacerdote diocesano dovrebbe conoscere molto bene il significato perenne della Fede Cattolica, il senso perenne così come le regole della Liturgia Cattolica e, conscio di ciò, dovrebbe essere interiormente fermo e sicuro. Dovrebbe ricordare sempre il principio del discernimento cattolico: “quod semper, quod ubique, quod ab omnibus”, cioè “Ciò che sempre, ovunque e da tutti” è stato creduto e praticato.

Le categorie “sempre, ovunque, tutti” non devono essere intese in senso aritmetico, bensì morale. Un concreto criterio di discernimento è questo: “Questo cambiamento di un'affermazione dottrinale, di una pratica pastorale o liturgica, costituisce una rottura coi secoli, o addirittura coi millennii passati? E questa innovazione fa davvero risplendere la fede più chiaramente e luminosamente? Questa innovazione ci avvicina di più alla santità di Dio, o manifesta i Divini Misterii in maniera più bella e profonda? Questa innovazione incrementa davvero lo zelo per una vita santa?”

Parlando in concreto dell'innovazione di lavare i piedi alle donne durante la Santa Messa dell'Ultima Cena il Giovedì Santo: questa Santa Messa celebra la commemorazione dell'istituzione dei sacramenti dell'Eucaristia e del Sacerdozio. Dunque, il lavare i piedi alle donne assieme agli uomini non solo distrae l'attenzione dall'Eucaristia e dal Sacerdozio, ma ingenera altresì confusione riguardo al simbolismo storico dei dodici e del sesso maschile degli apostoli. Mai la tradizione universale della Chiesa ammise la lavanda dei piedi durante la Santa Messa, bensì al di fuori di essa, in una speciale cerimonia.

Fra l'altro: il lavare pubblicamente e solitamente anche il baciare i piedi delle donne da parte di un uomo, nel nostro caso di un prete o di un vescovo, è considerato da qualsiasi persona di buon senso, in tutte le culture, come qualcosa di improprio o addirittura indecente. Grazie a Dio nessun prete o vescovo è obbligato a lavare in pubblico i piedi alle donne il Giovedì Santo, e perché non c'è alcuna norma obbligante al riguardo, e perché la lavanda dei piedi stessa è facoltativa.


LA FRATERNITÀ SACERDOTALE DI SAN PIO X 


Rorate Caeli: Una caso atipico nella Chiesa è rappresentato dalla Fraternità Sacerdotale di S. Pio X (FSSPX) [c.d. "lefebvriani", n.d.t.]. Per quale motivo, secondo Sua Eccellenza, così tanti cattolici sono spaventati dalla FSSPX o temono di essere associati ad essa in qualsiasi modo? Da ciò che Sua Eccellenza ha visto, quali doni può portare la FSSPX alla Chiesa generale?

S.E.R. Schneider: Quando qualcuno o qualcosa è poco importante e debole, nessuno ne ha paura. Coloro che temono la Fraternità Sacerdotale di S. Pio X, in fondo temono le perenni Verità Cattoliche e i loro obblighi nell'ambito morale e liturgico.

Quando la FSSPX cerca di credere, adorare e vivere moralmente come fecero i nostri Padri e i Santi più famosi durante i millennii passati, allora bisogna considerare la vita e l'opera di questi preti e fedeli cattolici della FSSPX come un dono per la Chiesa dei nostri giorni e pure come uno dei varii strumenti che la Divina Provvidenza usa per rimediare all'enormità della presente crisi generale della fede, della morale e della liturgia dentro la Chiesa.
In alcuni settori della FSSPX ci sono, comunque, come è il caso in qualsiasi società umana, alcune personalità eccentriche. Il loro metodo e impostazione mentale mancano di giustizia e carità e dunque del vero “sentire cum Ecclesia”, col pericolo di un'autocefalia ecclesiale e di diventare l'ultima istanza di giudizio entro la Chiesa.

Però, secondo la mia esperienza, la parte più sana rappresenta la maggioranza della FSSPX e io considero il loro Superiore Generale, Sua Eccellenza Msgr. Bernard Fellay, come un vero ed esemplare vescovo cattolico. C'è una qualche speranza di un riconoscimento canonico della FSSPX.


IL SINODO E LA PAPOLATRIA


Rorate Caeli: Tornando al Sinodo e concentrandoci sulla tradizione: ritiene Sua Eccellenza che i cambiamenti nella liturgia dopo il Concilio Vaticano II abbiano contribuito all'attuale crisi della Chiesa, alla crisi del matrimonio, della famiglia e della morale sociale in generale?

S.E.R. Schneider: Non porrei la questione in questa maniera. In realtà, l'origine profonda della crisi corrente nella Chiesa, la crisi del matrimonio, della famiglia e della moralità in generale, non sta nella riforma liturgica, ma nei difetti nella fede, nel relativismo dottrinale, dal quale procedono quello morale e liturgico. Infatti, se io credo in maniera difettosa, avrò una vita morale difettosa e adorerò pure in maniera difettosa e indifferente.
È necessario prima di tutto restaurare la chiarezza e la fermezza della Dottrina in materia di fede e morale a tutti i livelli e, da lì, iniziare a migliorare la liturgia. L'inegrità e la bellezza della fede esigono l'integrità e la bellezza della propria vita morale e questa esige l'inetgrità e la bellezza della pubblica adorazione.

Rorate Caeli: Ancora sul Sinodo: è chiaro, a chi ha occhi per vedere, che Papa Francesco ha portato confusione invece di chiarezza all'interno del processo sinodale ed ha incoraggiato una svolta verso la rottura [con la tradizione, n.d.t.] aumentando il ruolo dei Cardinali Kasper e Danneels, dell'Arcivescovo Cupich, ecc. Qual è il giusto atteggiamento che un cattolico deve tenere verso il papa in questi tempi travagliati? I cattolici sono obbligati a rendere noti i loro punti di vista ed a “resistere”, come disse il Card. Burke in una intervista con noi, l'anno passato, anche quando tali opinioni sono critiche verso il papa?

S.E.R. Schneider: Da alcune generazioni a questa parte regna nella Chiesa un sorta di “papo-centrismo” o di “papolatria” che è senza dubbio eccessivo rispetto alla visione moderata e soprannaturale della persona del Papa e della sua dovuta venerazione nei tempi passati. Tale eccessiva disposizione verso la persona del Papa genera, nella pratica, una comprensione esagerata e sbagliata del dogma dell'Infallibilità Papale.

Se il Papa dicesse alla Chiesa intera di fare qualcosa che danneggiasse direttamente un'immutabile Verità Divina o un Divino Comandamento, ogni cattolico avrebbe il diritto di correggerlo con il dovuto rispetto, mosso da riverenza e amore verso il sacro ufficio e la persona del Papa. Il Papa non può dire: “Io sono la Chiesa”, come fece il re di Francia Luigi XIV, quando affermò: “L'État c'est moi.” Il Papa è solo il vicario, non il successore di Cristo.

La cura riguardo alla purezza della fede è in ultima analisi compito di tutti i membri della Chiesa, che è una e un unico corpo vivente. Nei tempi antichi, prima di affidare a qualcuno l'ufficio di sacerdote o di vescovo, ai fedeli veniva chiesto se potessero garantire che il candidato avesse la giusta fede e un'elevata condotta morale. L'antico Pontificale Romanum recita: “Sia il capitano di una nave che i suoi passeggeri hanno motivo di sentirsi al sicuro oppure in pericolo durante un viaggio, per cui devono avere comunanza di intenti nel loro stesso interesse.”

È stato il Concilio Vaticano II ad incoraggiare grandemente i fedeli laici a contribuire al bene autentico della Chiesa, rafforzando la fede.

Io credo che in un'epoca in cui gran parte dei tenutarii dell'ufficio del Magistero sono negligenti verso il loro sacro dovere, lo Spirito Santo chiami oggi proprio i fedeli a scendere in trincea a difendere coraggiosamente, con un autentico “sentire cum Ecclesia”, la Fede Cattolica.


LA TRADIZIONE E I SUOI NEMICI INTERNI


Rorate Caeli: Il Papa è la misura della tradizione o non è piuttosto da questa misurato? I fedeli cattolici dovrebbero pregare perché giunga presto un papa tradizionale?

S.E.R. Schneider: Il Papa non è di certo la misura della tradizione, al contrario. Dobbiamo tenere sempre a mente il seguente insegnamento dogmatico del Concilio Vaticano I: l'ufficio dei successori di Pietro non consiste nel rendere nota qualche nuova dottrina, ma nel proteggere ed esporre fedelmente il deposito della fede trasmesso dagli Apostoli (cfr. Constitutio dogmatica Pastor Aeternus, §4).
Nell'ottemperare a uno dei suoi compiti più importanti, il Papa deve fare ogni sforzo affinché “L'intero gregge di Cristo possa essere tenuto lontano dal velenoso cibo dell'errore” (CVI, ibid.). La seguente espressione, in uso fin dai primi secoli dell Chiesa, è una delle più impressionanti definizioni dell'ufficio papale e deve essere in qualche modo una seconda natura di ogni Papa:
“Aderire fedelmente alla tradizione ricevuta fin dall'inizio della Fede Cristiana” (CVI, ibid.).

Dobbiamo pregare in ogni tempo che Dio assicuri alla Sua Chiesa Papi con una mentalità tradizionale. Sia come sia, dobbiamo credere a queste parole: “Non sta a voi di conosccere i tempi o l'ordine degli eventi che il Padre ha riservato per sé” (Atti 1:7).

Rorate Caeli: Sappiamo che ci sono parecchi vescovi e cardinali – forse la maggioranza – che vogliono cambiare il linguaggio dottrinale della Chiesa e la sua perenne disciplina, con la scusa dello “sviluppo della dottrina” e della “compassione pastorale”. Cosa c'è di sbagliato nei loro argomenti?

S.E.R. Schneider: Espressioni come “sviluppo della dottrina” e “compassione pastorale” sono di solito, in realtà, un pretesto per cambiare l'insegnamento di Cristo, contro il suo senso e integrità perenni, quali furono trasmessi dagli Apostoli alla Chiesa tutta e quali furono fedelmente preservati attraverso i Padri della Chiesa e i pronunciamenti dogmatici dei Concilii e dei Papi.

In fondo questi chierici vogliono un'altra Chiesa e anche un'altra religione: una religione naturalistica, adatta allo spirito del tempo. Tali consacrati sono veramente lupi travestiti da agnelli, che spesso flirtano col mondo.

Non coraggiosi pastori, piuttosto conigli vigliacchi.




IL RUOLO DELLE DONNE NELLA CHIESA


Rorate Caeli: Oggigiorno si sente molto parlare del ruolo della donna nella Chiesa, il così detto “genio femminile”. Le donne hanno avuto ovviamente un ruolo cruciale nella Chiesa fin dall'inizio, a cominciare dalla Beata Vergine Maria. Liturgicamente però, Cristo tenne una posizione cristallina, come pure i Papi pre-conciliari. Ritiene Sua Eccellenza che il coinvolgimento femminile nella liturgia, che sia il partecipare alla Messa moderna o il fare i chierichetti, abbia avuto un effetto positivo o negativo sulla Chiesa negli ultimi quarant'anni?

S.E.R. Schneider: Non c'è alcun dubbio che il coinvolgimento delle donne nel servizio liturgico all'altare (leggere le Letture, servire all'altare, distribuire la Santa Comunione) rappresenti una rottura radicale con l'intera e universale tradizione della Chiesa. Ergo, tale pratica va contro la Tradizione Apostolica.

Questa pratica ha dato alla liturgia della Santa Messa una chiara impronta protestante e la caratteristica di un incontro informale di preghiera o di un evento di catechesi. Questa pratica è certamente contraria alle intenzioni dei Padri del Concilio Vaticano II e non ve ne è la minima indicazione nella Costituzione sulla Saccra Liturgia [Sacrosanctum Concilium, n.d.t.].



LA MESSA TRADIZIONALE IN LATINO



Rorate Caeli: Sua Eccellenza è ben nota per celebrare la Messa Latina tradizionale in molti luoghi attorno al mondo. Quali sono, secondo Sua Eccellenza, gli insegnamenti più profondi tratti dal celebrare la Messa Latina, come sacerdote e come vescovo, che altri preti e vescovi posso sperare di guadagnare dicendo la Messa tradizionale essi stessi?

S.E.R. Schneider: Le lezioni più profonde che ho imparato dal celebrare la forma tradizionale della Messa sono questa: io sono soltanto un povero strumento di un'azione soprannaturale ed eminentemente sacra, il cui celebrante principale è Cristo, l'Eterno Sommo Sacerdote. In un certo senso, durante la celebrazione della Messa, mi pare di perdere la mia libertà individuale, perché le parole e i gesti sono prescritti fin nei loro minimi dettagli ed io non ne posso disporre. Sento, nel profondo del cuore, che io sono solo un servo e un ministro e che, pure in piena libertà, con fede e amore, compio non la mia volonta, ma quella di un Altro.

Il rito tradizionale e vecchio di millenni della Santa Messa, che non fu cambiato neppure dal Concilio di Trento, perché l'Ordo Missae prima e dopo il Concilio rimase quasi identico, proclama e annuncia potentemente l'Incarnazione e l'Epifania dell'ineffabilmente santo e immenso Dio, che nella liturgia, come “Dio con noi”, come “Emmanuele”, diventa così piccolo e vicino a noi.

Il rito tradizionale della Messa è una declamazione del Vangelo altamente artistica e allo stesso tempo potente, che realizza l'opera della nostra salvezza.

Rorate Caeli: Se Papa Benedetto è corretto nel dire che il Rito Romano attualmente esiste (per quanto strano) in due forme, piuttosto che in una sola, perché non è ancora avvenuto che a tutti i seminaristi sia richiesto di studiare e imparare la Messa Latina tradizionale, come parte del loro addestramento? Come puè un parroco di S. Romana Chiesa non conoscere entrambe le forme dell'unico rito della sua Chiesa? E come possono ancora così tanti cattolici vedersi negati la Messa e isacramenti tradizionali, se rappresentano una forma equivalente?

S.E.R. Schneider: Secondo le intenzioni di Papa Benedetto XVI e le chiare norme dell'Istruzione Universae Ecclesiae tutti i seminaristi cattolici debbono conoscere la forma tradizionale della Messa ed essere capaci di celebrarla. Lo stesso documento afferma che questa forma della Messa è un tesoro per l'intera Chiesa. Dunque lo è per tutti i fedeli.

Papa Giovanni Paolo II diramò un'appello urgente a tutti i vescovi affinché accogliessero generosamente il desiderio dei fedeli riguardo alla celebrazione della forma tradizionale della Messa. Quando chierici e vescovi impediscono o limitano la celebrazione della Messa Latina tradizionale, non obbediscono a ciò che lo Spirito Santo dice alla Chiesa ed agiscono in un modo altamente anti-pastorale. Si comportano come i padroni del tesoro della liturgia, che però non appartiene loro, visto che ne sono soltanto amministratori.

Nel negare la celebrazione della Messa Latina tradizionale, impedendola o discriminandola, si comportano come un'amministratore infedele e capriccioso che, contro le istruzioni del padrone di casa, tiene la credenza sotto chiave o come una matrigna cattiva che dà ai bambini un magro pasto. Forse questi chierici temono il grande potere della Verità irradiantesi dalla celebrazione della Messa tradizionale.
La Messa tradizionale è come un leone: lasciala libera e si difenderà da sé.



LA RUSSIA NON È STATA ANCORA CONSACRATA ESPLICITAMENTE



Rorate Caeli: Ci sono molti russi ortodossi dove vive Sua Eccellenza [Casachistan, n.d.t.]. Alessandro di Astana o chiunque altro del Patriarcato di Mosca ha chiesto a Sua Eccellenza riguardo al recente Sinodo o circa quanto sta accadendo alla Chiesa sotto Francesco? Interesserà loro mai, a questo punto?


S.E.R. Schneider: Quei prelati ortodossi con cui sono in contatto, di solito non sono molto al corrente delle attuali disute interne alla Chiesa Cattolica, o almeno non ne hanno mai parlato con me. Comunque, anche se non riconoscono il primato giurisdizionale del Papa, essi guardano a lui come al primo ufficio gerarchico nella Chiesa, dal punto di vista del protocollo.

Rorate Caeli: Manca appena un anno dal centesimo anniversario di Fatima. Da quel che se ne può capire, la Russia non è stata ancora consacrata al Cuore Immacolato di Maria e di certo non convertita. La Chiesa, per quanto sempre senza macchia, è in piena confusione, forse peggio che durante la crisi dell'eresia ariana. Le cose peggioreranno ancora, prima di vedere un miglioramento? E come si dovrebbero preparare dei cattolici veramente fedeli a ciò che sta per succedere?

S.E.R. Schneider: Dobbiamo credere fermamente: la Chiesa non è nostra, né del Papa. La Chiesa è di Cristo ed Egli solo la regge e guida indefettibilmente, anche nei più oscuri periodi di crisi, come la nostra attuale situazione è di certo.
Questa è una dimostrazione del carattere Divino della Chiesa. La chiesa è essenzialmente un mistero, un mistero soprannaturale, e non possiamo approcciarla come facciamo con un partito politico o una società puramente umana. Allo stesso tempo, la Chiesa è umana e al suo livello umano essa sta oggi sostenendo una angosciante passione, partecipando a quella di Cristo.

Si può ritenere che la Chiesa ai giorni nostri venga flagellata come Nostro Signore, spogliata come fu Nostro Signore, alla decima stazione della Croce. La Chiesa, nostra madre, sta venendo stretta in lacci non solo dai nemici di Cristo, ma anche da alcuni suoi collaboratori nelle file del clero, anche dell'alto clero, in certi casi.

Tutti i buoni figli di Madre Chiesa, come coraggiosi soldati, devono cercare di liberare questa madre: con le armi spirituali di difendere e proclamare la verità, promuovere la liturgia tradizionale, l'Adorazione Eucaristica, la crociata del S. Rosario, la battaglia contro il peccato nella vita privata e anelando alla santità.
Dobbiamo pregare che il Papa possa presto consacrare esplicitamente la Russia al Cuore Immacolato di Maria; allora Ella vincerà, come la Chiesa ha pregato fin dai tempi antichi: “”Gioisci o Vergine Maria, perché tu sola hai annientato tutte le eresie nel mondo intero” (Gaude Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo).

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