L'articolo sulla nostra vicenda deve essere apparso un po' sbilanciato in senso "conservatore" (vista la materia del contendere), per cui in redazione hanno pensato bene di "compensare" con un'intervista di stampo "progressista", per quanto, curiosamente ma non troppo, in ambito ecclesiale oggigiorno siano i "progressisti" i veri conservatori dello staus quo.
Nulla da eccepire, peccato però per le solite inesattezze, che ci vuole il permesso del vescovo, che "non decide solo una parrocchia", ecc.
Ma in dieci anni, i nostri parroci non hanno ancora trovato il tempo di leggerlo, il Summorum Pontificum?
Beh, speriamo che la data di pubblicazione sia un buon segno!
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